Barolo: il Re dei vini, il vino dei Re

Il Barolo è il vino che più rappresenta la nostra nazione a livello mondiale,  un prodotto simbolo dell’eccellenza italiana, a volte per il consumatore un vero e proprio status symbol.

Scrivere la storia di questo vino in poche righe sarebbe superficiale e riduttivo ma una sintesi è opportuna quando si vogliono ripercorrere, in poco tempo, le tappe fondamentali che hanno scandito la sua nascita.

Tutti sappiamo che la zona di produzione del Barolo ricade nelle Langhe, un territorio di circa 2000 ettari situato in Piemonte, compreso fra i comuni di Cherasco, Verduno, Roddi, La Morra, Grinzane Cavour, Castiglione Falletto, Diano D’Alba, Barolo, Novello, Serralunga D’alba, Monforte D’Alba. Per valorizzarne a pieno la produzione negli ultimi anni si stanno delineando dei veri e propri Crù in base alle differenze riscontrate nella composizione geologica ed esposizione solare.

Ma perché questo vino gode di cosi tanta fama a livello mondiale?
La storia del Barolo corre in parallelo con quella dell’unità d’Italia, e a quella della dinastia regnante in Italia fino al 1946, i Savoia.

Numerosi studi hanno accertato che la dinastia Sabauda ha origini antichissime ed è la più antica ancora esistente. Già nel 1600 erano proprietari di alcune tenute in Piemonte dove veniva coltivata l’uva Nebbiolo, nel 1631 l’area di Verduno con annesso castello, dove ancor oggi viene prodotto Barolo, passa sotto la giurisdizione della casa reale con il trattato di Cherasco.

Il vino “Barol” lontano antenato del moderno Barolo era presente sulla tavola di uno dei primi presidenti americani, Thomas Jefferson che lo definì “quasi amabile come il Bordeaux e vivace come lo Champagne” dunque nel 1751 presentava ancora un residuo zuccherino notevole e delle bollicine, residui di una fermentazione non svolta del tutto.

La svolta in chiave moderna avviene nel secolo successivo grazie al Marchese Carlo Tancredi Falletti e di sua moglie una nobildonna francese di nome Juliette Colbert, damigella della prima moglie di Napoleone Bonaparte. La  famiglia Falletti possedeva importanti proprietà nel comune di Alba e alla morte di Tancredi, la moglie, avendo ereditato tutte le proprietà, decise di vinificare le uve provenienti dalle proprie tenute tramite l’aiuto di un enologo francese, Louis Oudart, applicando le tecniche utilizzate per produrre i grandi vini francesi.

Il risultato fu talmente stupefacente che decise di inviarne una fornitura al Re di Sardegna Carlo Alberto, il vino entrò così a far parte della corte Sabauda. Proprio a partire da questo evento fu definito il Re dei vini, il vino dei Re. Ancora però il vino conservava un discreto residuo zuccherino.

La prima versione di Barolo secco si deve a Camillo Benso di Cavour che decise, sempre con l’aiuto di Oudart, di vinificarlo in questo modo nelle proprie tenute di Grinzane, nel 1844.

Intanto nel Castello di Verduno, divenuto proprietà dei Savoia alla metà dell’800, i reali cominciarono a vinificarlo nella versione abboccata, su consiglio del generale-enologo Staglieno. Nel 1910 questa proprietà passo poi nelle mani del commendatore Giovanni Battista Burlotto che iniziò ad esportarlo e a farlo conoscere presso le corti europee, iniziava così la fama a livello “mondiale” di questo prodotto.

Con l’arrivo della Fillossera iniziò un periodo di decadenza culminato con il secondo dopoguerra quando il Barolo non ebbe più mercato. La rinascita è legata alla figura di Renato Ratti che ebbe l’intuizione di produrlo come i grandi vini di Borgogna,  2 anni di affinamento in legno, 1 in bottiglia.

Oggi il Barolo vanta 8 crù ed è protetto da una legislazione molto severa. Possiamo anche dire che il Barolo è uno di quei pochi casi in cui Italia e Francia hanno collaborato alla realizzazione di un prodotto unico, invidiato oggi in tutto il mondo.

 

 

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Matteo Gerardi

Matteo Gerardi

Archeologo e sommelier, appassionato del mondo del buon bere e della buona cucina, intesi come forma di piacere. Blogger Instagram con il nome di @piaceridivini. Il vino, per Matteo, è sintesi ed espressione delle tradizioni secolari della società che lo ha prodotto e del contesto in cui nasce.

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