Eataly Wine Festival il suo “Vivaio”

Tutti al Wine Festival di Eataly.

Primo evento dall’inizio del corso.. e che fai non ci vai?
Chiamo l’amico Giorgio e, calice al collo, iniziamo il nostro giro.

Oddio, da dove si comincia? Con quale criterio? Li dovremo assaggiare tutti e sessanta? E se poi al ritorno ci fermano e ci fanno il palloncino? Prima regola autogestita: solo assaggiare non bere, ne vale della nostra integrità psico-fisica.

Definiamo una strategia: bollicine, poi bianchi, poi passiti, infine rossi.

La strategia salta già dal primo stand. Due bollicine prive di significato, due assaggi fatti di bolle con l’ambizione di essere vino. Due degustazioni così scialbe da farci saltare subito i piani ed essere attratti, alle nostre spalle da un appassionato produttore ligure. Passiamo allo Sciacchetrà. Rimaniamo in estasi. Lo dico subito: questo vino ci rimarrà in testa fino alla fine della manifestazione.Tanti profumi nel naso, tanto di tutto nella bocca. Tanto amore da parte di Azienda Agricola Possa nel raccontarci la volontà di rifare il vero Sciacchetrà a Rio Maggiore, appena all’inizio delle cinque terre. Applauso, e una etichetta che ripropongo con piacere in quanto degna di merito.bordolese-it-sciacchetra

Certo, adesso diventa difficile continuare. Usciamo un attimo e andiamo al banco per far sciacquare il calice. Troppo sapore in quell’ultimo bicchiere per sciacquare con pochi cc di acqua. Dicevamo, vado al banco e chiedo di lavare solo con acqua (prima lezione AIS: non lavate i vostri bicchieri con il sapone per non alterare i profumi…). Mi distraggo un attimo e me lo vedo passare in una densa schiuma saponosa. Intimamente mi incazzo, ma mi rilasso in un nanosecondo.

Giro dei bianchi. Non grandi cose se non due etichette degne di (mia) attenzione :


boldolese-it-blanc-de-morgexErmes Pavese
Valle D’Aoste Blanc De Morgex et de la Salle DOP

Val d’aosta. Sono incuriosito dall’etichetta, più da birra che da vino, ma poi da un naso che riesce a scovare (ovvio, non identificare) profumi nuovi e … porca miseria, ma la bocca non corrisponde assolutamente a quello che sentivo nel naso! Interessante….

Veniamo intercettati allo stand di “Il colombaio di Santa Chiara“. Veniamo rapiti dall’amore con il quale il produttore racocnta il suo vino. Proviamo in sequenza una “Vernaccia di San Gimignano DOCG Selvabianca” e una “Vernaccia di San Gimignano DOCG Campo della Pieve.” 2012 e 2011 (mi sembra, sarò più preciso la prossima volta). Piacevoli, tanti profumi, bocca piacevolmente pervasa da questa vernaccia. L’ho ritrovata a scaffale da Eataly.

E poi, attrazione per l’Alsazia, da sempre.

Provo un Riesling e un Pinot nero ma provo una leggera delusione nel trovare il “solito Alsaziano”. Nessuna emozione. Forse che la mia accoppiate testa-naso-palato stiano allargando i propri orizzonti pretendendo di più? Forse. Affianco all’Alsazia troviamo un giovane francese Domain Chandon de Brialles. Look da fighetto, ma mani da vero agricoltore. Resto con il dubbio che possa essere stata una scelta scenografica per far vedere che lui è un vero vignaiolo. Ma supero questo condizionamento e provo il suo vino. Notevole. Vagamente solfureo? Sicuramente diverso dagli altri. Va giù che è una meraviglia tanto che mi appoggio sulla balaustra e mi concedo due minuti di nirvana enologico. Non me ne vogliate, ma è il mio primo evento enologico e non mi sono segnato il vino che ho degustato. Sorry. Ricordo però l’applauso interiore fatto a questo produttore.

Facciamo un breve stop gastronomico addentando un crostino con le cime di rapa.
Originale, ghiotto, appropriato, una salvezza, soprattutto se messo tra la zona A e la zona B e soprattutto provvidenziale in vista del “rossi”.

Breve ricognizione e – oramai tendenzialmente “alla frutta” – optiamo per un percorso netto fatto di (forse) certezze.

bordolese-it-sfursat-dei-giopCi permiano alle stand “Dei Giop”. Siamo il lombardia. Nel bicchiere c’è uno “Sfursat“, nebbiolo pregiato Valtellinese. Fermentazione naturale e quasi due anni di legno.
Bel modo di chiudere questo giro. “Tanto vino”, con i nostri complimenti e con l’affermazione del produttore di non essere lui ma la terra l’artefice del risultato e di questo splendido vino.

Bel giro. Ma come al solito non riesco ad uscire da Eataly a mani vuote. Quindi finisco facendo inevitabilmente la spesa. Una bottiglia del mio Rum preferito “Diplomatico Reserva”, due zucche mantovane ed altre cosette. Le due zucche finiscono in forno, poi nel frullatore, poi insieme a delle castagne e a una spolverata di maggiorana fresca. Ecco fatta la cena.

Ho accompagnato questo piatto con un vino particolare: H2O (Acca due O – Acqua).
Ho già fatto il pieno e mi sembra irrispettoso per il mio corpo aggiungere altro. Per stasera, solo profumi della terra. Solidi e non liquidi.

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Maurizio Gabriele

Maurizio Gabriele

Fondamentalmente un curioso. Programmatore e sistemista pentito, decide di virare in modo netto verso il mondo della comunicazione, caratterizzato da progetti decisamente più stimolanti. Attratto dalla cucina sia come forma di espressione che di nutrimento e, inevitabilmente, dal vino. Sommelier dal 2018. In giurie internazionali dal 2020. Writer per passione. Entusiasta per scelta di vita.

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