Glamour e Gusto, a L’Aquila, per la Food & Rosé Selection del Concorso mondiale di Bruxelles.

Forse usare la parola “glamour” per aprire un articolo che parla di vino potrebbe essere azzardato, ma nel momento in cui il tavolo d giuria si è riempito di 75 bicchieri di rosé, vi confesso che l’istinto di tirare fuori lo smartphone per fare una fotografia è stato incontenibile.

Beh, non c’è dubbio che la componente visual nel vino rosato reciti una parte importante nel successo di questa tipologia di vino. Che si tratti di un tenue provenzale o di un intenso Cerasuolo, l’appeal di un rosato non può essere messo in discussione.

Ma oltre all’aspetto c’è anche il gusto, ed è per questo che il Concours Mondial de Bruxelles, ha pensato ad un nuovo format nel quale mettere alla prova i rosati premiati a Bruxelles con diverse categorie di cibo.

E’ così che è nata la Food & Rosè Selection, come ulteriore banco di prova per i rosati premiati e – penso io – come occasione ghiotta (nel vero senso della parola) per dimostrare che i vini rosè non sono solo “belli da vedere” ma anche strepitosi da abbinare a qualunque tipo di cibo.

Poteva esserci location più centrata dell’Abruzzo per questo tipo di competizione?
Una volta definito il format, si è scelta L’Aquila come sede dell’evento. Un evento che si è snodato nel corso di una tre giorni piacevole ma impegnativa.

Il primo giorno è trascorso tra accreditamento, messaggio di benvenuto da parte della Regione Abruzzo, prime degustazioni delle varie espressioni italiane di rosato e con ripetute “passeggiate” sotto il porticato del Palazzo del Consiglio Regionale, alla scoperta delle eccellenze enogastronomiche locali. Biscotti, miele di ogni tipo, ventricina e salumi vari, pasta artigianale e, dulcis in fundo (e devo dire che come merenda ci stava proprio bene) un ovetto con una sontuosa grattugiata di tartufo estivo…

E’ dal secondo giorno che abbiamo dovuto cominciare a fare le persone serie 🙂
Le giornate operative iniziano con interessanti conferenze, ma è sui tavoli che cade subito la nostra attenzione. Tanti bicchieri, un “cavaliere” in bella vista che ti ricorda che sei li in qualità di giurato, ed ecco che in un batter d’occhio devi dimenticare l’ovetto al tartufo del giorno prima e indossare gli abiti del vero professionista.

Ok, sono pronto a dare i miei voti ma… ma come, non ci sono voti da dare? La scheda di degustazione è una vera scheda ”Wine 4.0”. Non si vota ma si scrive, poi ci penserà un sistema di intelligenza artificiale a interpretare le mie frasi, i miei aggettivi. Resto con un dubbio: riuscirà l’accoppiata microprocessore+sistema AI a capire cosa voglio dire quanto dico “sentore di cavallo sudato”? Per fortuna nei calici abbiamo vini andati a medaglia, e di cavalli non ce ne sono, così come non ci sono né “topi” né bucce di salame…

Ok, abbiamo selezionato i migliori vini da abbinare a antipasto, pesce crudo e cotto, carne cruda e cotta, salumi, speziati e dolci e adesso?
E’ al terzo giorno che spunta un interessantissimo tavolo di servizio al nostro fianco.

Il compito della giornata è semplice (o almeno così sembra). Alla nostra giuria sono stati assegnati i salumi. Al nostro tavolo avremo i 15 vini che tutti i giurati hanno selezionato come miglior abbinamento per i salumi nella prima giornata. Il nostro compito sarà di provarli tutti e definire i migliori tre rosati da abbinare ai salumi. Compito facile? Ma proprio per niente se nel piatto hai salumi che spaziano da un garbato capocollo a una violenta salsiccia piccante. Ma la nostra giuria è di quelle toste e al milionesimo assaggio tiriamo fuori i nostri magnifici tre. E sono contento di sapere che – lo scopriremo dopo – il vino più dibattuto, che però poi ha preso il nostro voto, era un italiano :). E perdonate il mio campanilismo…

Resta da raccontare cosa accadeva a degustazioni terminate…
Verrebbe di pensare a pomeriggi rilassati e in panciolle, ma invece no. Tre pullman ci aspettavano sempre al varco, inesorabilmente, per accompagnarci in un piacevole tripudio fatto di chilometri, arrosticini, formaggi, salumi, vini – tanti- e vigne. Beh, ogni tanto ci abbiamo messo anche degli intermezzi culturali tipo la visita al Castello di Capestrano e alle bellezze artistiche della città de L’Aquila, ma mi sento di dire che l’appeal dell’arrosticino servito nel cortile dell’azienda Cataldi Madonna ha vinto su tutti. Anche su me che solitamente non mangio nulla che ha a che fare con la pecora.

Mentre scrivo non posso non pensare al mio cardiologo di fiducia. Cardiologo che è sommelier, ma anche nutrizionista. L’ultima volta mi ha lasciato pronunciando più volte la parola “IPO!”, o meglio, “stai bene, ma fai un dieta ipo….. etc. etc. ”. Insomma, tutto “ipo”, e so che mi aspetta al varco. Così come so che potrei distrarlo parlando di vino… comunque, spero che non legga mail questo articolo, nel qual caso sarei veramente spacciato.

Ma alla fine chi ha vinto?

Sicuramente ha vinto il Concours Mondial De Bruxelles, rappresentato da Baudoiuin Havaux (confesso, mi dimentico sempre qualche “u” nel suo nome e spesso devo fare taglia e incolla), Karin Meriot e Carlo Dugo. Ma non vorrei lasciare da parte Evi e Angélique per il grande lavoro fatto dietro le quinte.

Hanno vinto anche la Regione Abruzzo con Emanuele Imprudente e l’Agenzia di Sviluppo della CCIAA di Chieti e Pescara con Marco Pesce, padroni di casa che ci hanno ospitato e ci hanno fatto scorrazzare in lungo e largo tra sapori e territori.

Hanno vinto i ragazzi dell’Istituto Alberghiero “Leonardo Da vinci”, sempre schierati con il loro grembiulino nero griffato. Ragazzi giovani un po’ “tremolanti” il primo giorno ma già super-pro al secondo girono di servizio.

Hanno vinto i vini rosati, veri protagonisti dell’evento, non solo belli ma anche buoni. Abbinabili con tutto, stimolanti e talvolta sorprendenti.
Hanno vinto anche i nostri 5 vini italiani. Solo cinque, a dimostrazione del fatto che noi ci siamo ma che quello dei rosati è un settore nel quale possiamo fare ancora molto.

Oh…., ma che articolo ruffiano è questo che ho scritto? Tutto bello tutto buono, tutto ok…..
No, non mi piace… un suggerimento vorrei darlo.
Se siamo in un concorso internazionale, la lingua del concorso deve essere altrettanto “internazionale”, e su questo c’è da migliorare. Però chiudo dicendo che , spero siate tutti d’accordo, questo lo possiamo catalogare come peccato di gioventù…

Lascio l’Aquila con la gioia nel cuore.
Vedere una città piena di giovani, di case restaurate, di monumenti rimessi a nuovo, di attività riaperte e soprattutto di tanta voglia di vivere e di mettersi alle spalle un terremoto prima e una pandemia dopo, sono stati per me una vera iniezione di ottimismo.

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Maurizio Gabriele

Maurizio Gabriele

Fondamentalmente un curioso. Programmatore e sistemista pentito, decide di virare in modo netto verso il mondo della comunicazione, caratterizzato da progetti decisamente più stimolanti. Attratto dalla cucina sia come forma di espressione che di nutrimento e, inevitabilmente, dal vino. Sommelier dal 2018. In giurie internazionali dal 2020. Writer per passione. Entusiasta per scelta di vita.

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