Inizia il mio corso AIS. Finalmente l’ho fatto. Mi sono iscritto.
Vicino casa, quindi fattibile, visto che di sera si tende ad arrivare sfatti.
Si inizia. Ma inizio sbagliando location. Per mesi pensavo che il corso si tenesse in un posto e invece era in un altro, tratto in inganno dalla parola “lifestyle” mi presento in un hotel prendendo subito atto degli occhi sgranati della receptionist alla mia domanda “ma dove è il corso AIS?”.
Rapido controllo su internet e scopro di essere un babbeo. Per fortuna, nonostante si annunci tempesta e inondazioni, ho deciso di sfidare le intemperie e andare in scooter. Arrivo nella giusta location giusto in tempo.
Si inizia, stavolta per davvero. Pensavo, ingenuamente, ad una cosa intima. Una ventina di persone attorno ad un tavolo o giù di li. Invece mi ritrovo con circa 160 persone in fila per prendere valigetta e libri. Un delirio. Sfuma la mia idea di rapporto vis-à-vis con il docente, sfuma la poesia. Momento di scoramento…
Grande sala. Si inizia. Alle spalle tintinnare di bottiglie e bicchieri maneggiati da chi il percorso lo ha già fatto. Tintinnare che annuncia i primi assaggi e il fatto che il vino, in questo percorso, la farà da padrone.
Prima di staccare tutto ciò che è tecnologia, whatsappo con chi il corso lo ha già fatto, e capisco che l’aula da 160 persone è la norma, e mi tranquillizzo.
Si inizia, con “La figura del sommelier”.
La figura del sommelier? Come dovrò servire a tavola una bottiglia? Come dovrò aprirla ? Ma dai, mica voglio fare l’oste…
E invece iniziano le cose interessanti. I tipi di cavatappi (e se il tappo è “andato” come lo tiri fuori?), i due buchini sulla capsula per far respirare il tappo, l’universo sconosciuto del Tastevin, fatto di bolle, scanalature, insenature, indicatori…un oggetto che come lo giri cambia funzione. E poi tutte le bottiglie, scoprendo che il fondo e la “spalla” della bordolese servono per gestire l’eventuale deposito del vino.
Scopro anche che le misure delle bottiglie hanno un nome: ma chi è che si berrà mai una “Merchidezec” da 30 litri?
Quindi, tanto per non farci mancare nulla, una botta di terremoto che fa tremare lo schermo in modo netto. Momento di smarrimento ma siamo in una struttura grande e si va avanti. Io avrei voglia di fare uno squillo a casa visto che la zona è quella delle origini di mia madre, ma prevale l’educazione e lascio spento tutto ciò che è tecnologico.
E alla fine la degustazione.
Apriamo la nostra valigetta di James Bond sfoderando tre dei quattro calici in dotazione allineandoli religiosamente ai cerchi presenti sulla tovaglietta AIS. Ci hanno detto di non lavarli se non con acqua calda in quanto il detergente falserebbe i profumi: ma dai, riuscirò ad avere un naso capace di tanto?
I sommelier in sala iniziano a girare e a versare una bollicina. Iniziamo a degustare: Bollicina, Sauvignon, Chianti
Bel modo di cominciare.
Si chiude la serata. Impressione positiva. Tanta gente, chi per lavoro, chi per passione, chi per crearsi nuove opportunità chi per curiosità e voglia di approfondimento (quanti saremo?), fatto sta che vado via contento. Ovviamente piove, e io sono in scooter, ma ne è valsa la pena.