Al parco per fare una verticale…
No, non è un articolo dedicato all’attività fisica. Men che meno verticali visto che il mio metro e ottantacinque non mi rende particolarmente agevole per mettermi a testa in giù. Oramai, per noi wine-addicted, “verticale” vuol dire qualcosa di diverso.
Verticale è quanto provi lo stesso vino su annate diverse.
E il parco?
Come avrete avuto modo di capire dalle “degustazioni condivise” fatte nel periodo di lockdown (le avete viste?) a me piace “condividere”, e credo che il vino se bevuto in compagnia prenda un valore diverso. Oddio, ci sono vini – Sauternes, Marsala, grandi passiti per quanto mi riguarda – che ti accompagnano in un piacevole e solitario nirvana, ma vuoi mettere un grande vino bevuto in compagnia?
Ho in scatola una verticale di Verdicchio di Matelica di Collestefano.
Che faccio, lo provo da solo? Ma che tristezza.
Allora chiamo Andrea, che ha un parco sotto casa.
Per quanto sia un parco pubblico, lo gestisce come se fosse il suo giardino.
Ed è allora che scatta l’idea. Una verticale di Verdicchio in un parco pubblico.
Un misto tra sommelier e amici. Giudizi tecnici alternati a giudizi “di popolo”. Magari spizzicando un formaggio e un crostino.
Parte la proposta: che ognuno porti un assaggino appropriato alla situazione.
Ma che fatica… e prendi il frigo portatile in cantina da mia madre. E mettici dentro il ghiaccio. E porta i calici. E spiega a tutti come arrivare… ma ne varrà la pena? Si, ne vale la pena. Basta l’entusiasmo dei partecipanti a ripagare la fatica.
Difficile fare una verticale alla cieca, però mi piace la sorpresa e non dico nulla in merito a cosa berremo.
Poi rivelo vitigno, azienda e annate.
Quindi proviamo le sei annate e le giudichiamo, poi le riproviamo abbinandole agli stuzzichini presenti sul tavolo.
Siamo nelle Marche, nella Valle Camertina.
Castelraimondo è in una vallata, l’unica della regione a non avere “affaccio” sul mare e con i suoi 450 metri di altezza gode di un clima temperato.
E’ qui che Fabio Marchionni, l’enologo di famiglia, inizia nel 1998 a imbottigliare la sua prima bottiglia di Verdicchio.
Stiamo parlando di Collestefano , azienda biologica dal 1995, attenta ad una viticoltura sana e ad una altrettanto sana etica del lavoro.
Ma passiamo ai fatti 🙂
Sul tavolo sei bottiglie per 6 annate. Cominciamo dalla più giovane.
Annata 2019
Il verdicchio che mi aspettavo, di grande freschezza, con una nota agrumata che accompagna un sorso più che piacevole.
Sapido, con un finale più che buono per un vino giovane che ci fa subito venire voglia di mettere mano ai formaggi che abbiamo sul tavolo.
Annata 2018
Si cominciano a sentire, in modo positivo, gli effetti dell’anno passato in bottiglia.
Decisamente elegante. Più moderato in quanto a intensità ma molto piacevole anche per quel leggero finale amaro.
Provato con la toma piemontese che avevamo sul tavolo si comporta egregiamente
Annata 2017
Buono l’accostamento con un pecorino toscano che avevamo a disposizione. Buono nonostante di tutta la batteria questa 2017 sia quella risultata meno vivace delle altre. Un vino che rimane in carreggiata ma che sembra più sofferente rispetto agli altri. Ci riproponiamo di provarne una seconda bottiglia appena possibile.
Annata 2016
Grande equilibrio. Fresco ma con un interessante profilo che tende ad essere più austero.
Ancora più interessante dopo aver “guadagnato” qualche grado di temperatura.
Qualche nota di speziatura e un piacevole finale (che io solo sento) di frutta secca, forse un pò di mandorla…
Annata 2015
La mia preferita. Alla freschezza si aggiunge una nota vegetale nella quale incontro camomilla e una raffinatezza che non mi aspettavo.
Un ingresso in bocca delicato. Federico sente pera. Io invece mi godo la sua estrema eleganza, freschezza, sapidità. Un finale non lunghissimo, ma una presenza veramente super.
Annata 2014
Sei anni che stanno a dimostrare quanto il Verdicchio di Matelica possa dare nel tempo.
Ancora terribilmente e piacevolmente fresco, con un naso in apertura che non dimostra affatto la sua età catturandoti con i suoi agrumi e il suo carattere. Un profilo talmente deciso che proviamo a giocare “pesante” provandolo con un “Fleur de Maquis” corso: un caprino erborinato con buccia al timo. Mai azzardo poteva rivelare un abbinamento così azzeccato. Bocca perfetta e voglia di bere e mangiare e di rifarlo fino a fine bottiglia.
Che dire, un Verdicchio di Matelica, quello di Collestefano, che non ti lascia indifferente.
E si che per quanto fosse una degustazione campestre, la percentuale di sommelier “puntigliosi e viziati” era elevata 🙂
Una verticale che ti fa venire voglia di rimanere in orizzontale, sul tavolo e con i bicchieri pronti per l’uso.
Bella storia quella delle “degustazioni al parco”.
State certi che ci ripeteremo!