Le “Pietre Piatte” del Roussillon

Strana terra il Roussillon.

Dico strana fosse altro per il fatto che quando si parla di Francia si pensa a Parigi, alla Borgogna, a Bordeaux, alla Loira, alla Provenza, ma poco a questa zona a sud della Francia, capace di riservare belle sorprese.

Io, personalmente, adoro il sud della Francia. Da giovanotto ci sono passato mille volte nei miei tanti viaggi automobilistici in Spagna. Poi recentemente dalla Costa Azzurra alla Provenza, ma solo recentemente, ho avuto modo di conoscere meglio il Roussillon e i suoi vini.

Maurizio Valeriani, direttore di Vinodabere.it – di fatto il mio eno-pusher di fiducia – mi mette in mano una bottiglia di “Les Pierres Plates Rouge 2018” e mi dice “lo provi per favore e mi fai sapere?

Ovviamente si, ma come sapete dalle mie parti vige il detto che “chi beve solo se strozza…” cedo con piacere alla tentazione di condividere questa bottiglia con un gruppo di amici sommelier.

L’idea di base è quella di spiazzarli, e ci riesco in pieno. Nessuno -dico nessuno- riesce a identificarne la zona di provenienza. Anche la bottiglia, molto “lunga” e opportunamente coperta da uno spesso strato di carta stagnola, non aiuta ad identificarne l’origine.

Siamo in Francia, vicino a Perpignan, a sud dei Pirenei Orientali a un passo dalla Spagna, in una zona conosciuta come “Les Aspres” nella quale si parla francese, ma anche catalano. Ed è proprio dal catalano “aspres”, arido, che prende il nome questa zona. Una zona geologicamente molto varia, non lontana dal mare, collinare, a ridosso di montagne… terroir ideale per la produzione dei vini di Vignoble Terrasous.

“Les Pierres Plates Rouge 2018” è un blend di Syrah, Grenache e Mourvedre. Tre vitigni che ho incontrato spesso da queste parti. Confesso che ho un debole per il Mourvedre,  un vitigno che mi ha conquistato con molta facilità per la sua capacità di far coesistere potenza ed eleganza.

Di frutta a bacca scura ne sento molta, così come le tracce del passaggio in legno. Un vino morbido, un tannino giusto e, di conseguenza, un bel bere.

Tra gli amici che hanno condiviso con me questa bottiglia c’è Claudia Meo, la quale viene presa dal suo colore rosso profondo con riflessi violacei, ma soprattutto da un naso coinvolgente di frutti rossi e da un sentore di radice di liquirizia. Claudia sente il prevalere di frutti rossi e una nota di vaniglia per un vino caratterizzato da una struttura rotonda e da tannini eleganti. Lo trova perfetto con i formaggi stagionati che abbiamo sul tagliere, ma lo immagina bene anche con carni rosse e piatti speziati.

Barbara Nocco invece trova al naso sentori di polpa ed acqua di pomodoro fresco cui seguono note erbacee e una freschezza che si ripropone alla beva.

Un vino che ci ha ben impressionato, che lascia immaginare di evolvere bene per alcuni anni e tirare fuori una buona complessità. Ma, se si cerca freschezza e frutti rossi, allora è questo il momento per aprirne una bottiglia.

Questo è il secondo vino che assaggiamo tra quelli che si sono guadagnati la medaglia d’oro al Concours Mondial De Bruxelles. O meglio, quello di “Les Terres Plates” 2018 è una Gran Medaglia d’Oro Se è così che vanno le cose, beh, siamo pronti a provarne altri!

Siamo pronti per ricevere le sorprese che la nuova edizione 2021 del Concorso Mondiale di Bruxelles saprà riservarci. In Lussemburgo con iscrizioni possibili fino al 18 marzo 2021 (e al 18 febbraio per la Rosé Selection).

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Maurizio Gabriele

Maurizio Gabriele

Fondamentalmente un curioso. Programmatore e sistemista pentito, decide di virare in modo netto verso il mondo della comunicazione, caratterizzato da progetti decisamente più stimolanti. Attratto dalla cucina sia come forma di espressione che di nutrimento e, inevitabilmente, dal vino. Sommelier dal 2018. In giurie internazionali dal 2020. Writer per passione. Entusiasta per scelta di vita.

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