Oramai, solo “alla cieca”…

Si, oramai il mio criterio per provare un vino è “alla cieca”.
Per i meno avvezzi, degustare alla cieca significa versare nel calice un vino senza sapere cosa si sta bevendo, quindi con una bottiglia preventivamente coperta in tutte le sue parti.

Credo che questo sia l’unico modo per giudicare un vino nel modo migliore, ma soprattutto per goderselo al meglio.
Si, perché sapere in anticipo cosa si sta bevendo, crea inevitabilmente un condizionamento.
Ce la faresti a giudicare negativamente quello che c’è nel tuo calice avendo visto stappare una bottiglia famosa e blasonata?
Io penso di no. Così come penso che non riusciresti a non trovare i sentori varietali tipici del vitigno che sai di avere nel tuo bicchiere.

Bere senza sapere prima è meglio. E’ meglio in quanto ti costringe a usare meglio il tuo naso e il resto dei tuoi sensi. Ti costringe ad affinare le armi. Ti invoglia a scambiare le prime informazioni che ti arrivano con chi sta provando con te quel vino. Ti aiuta nella condivisione, e ti aiuta a trovare cose che magari un attimo prima non avevi sentito.

Degustare alla cieca è più serio, in quanto ti permette di giudicare obiettivamente un vino indipendentemente dal suo blasone. Ma quello che mi piace trasmettere con questo articolo è il fatto che avere questo approccio significa alimentare il gusto della scoperta, così come quel piacevole “ingarellamento” (leggesi “competizione”) nel capire da dove viene, di che vitigno si tratta o se l’annata era più o meno calda. Una piccola e sana competizione che, di fatto – almeno per me – è sinonimo di formazione.

Si, formazione, perché viaggiare e farsi accompagnare in un percorso di scoperta e ricerca sedimenta inevitabilmente pezzi importanti nella tua conoscenza. Dopo un periodo di frequentazioni nel vino, confermo quello che mi hanno sempre detto fin dall’inizio: non c’è diploma che tenga, la vera scuola, quello che ti fa crescere veramente è provare, provare, provare. E poiché io sono abituato a pensare con la mia testa e non con quella degli altri, affermo con piacere che la degustazione alla cieca è esattamente affine al mio modo di essere.

Oh, beninteso, poi alla fine uno sguardo alla scheda tecnica glielo do anche io. Ma solo per conferma.
E non solo, Se sono in un gruppo nel quale ci troviamo ad assegnare dei punteggi, mi piace anche “non aggiustare” il mio voto per rientrare nella media. Se capita, preferisco andare controcorrente per capire cosa c’è di sbagliato e perché la mia percezione è diversa da quella dei miei compagni di bevuta. Ovvio, questo potrebbe porre un problema di rispetto per ciò che sto bevendo e per il suo produttore, ma fortunatamente i casi in cui ciò si verifica non sono molti, per cui lo considero un “occasionale scarrocciamento” che vorrei continuare a potermi permettere e, se necessario, riconoscere anche un eventuale mio errore. Però ripeto, “errore”, non “allineamento”…

Quindi, anche se sei un assaggiatore di primo pelo, ti consiglio di provare questa strada.
Poi di condividere le impressioni, quindi verificare e approfondire.
Vedrai che sarà tutta un’altra cosa 🙂

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Maurizio Gabriele

Maurizio Gabriele

Fondamentalmente un curioso. Programmatore e sistemista pentito, decide di virare in modo netto verso il mondo della comunicazione, caratterizzato da progetti decisamente più stimolanti. Attratto dalla cucina sia come forma di espressione che di nutrimento e, inevitabilmente, dal vino. Sommelier dal 2018. In giurie internazionali dal 2020. Writer per passione. Entusiasta per scelta di vita.

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