Quel vinello asprigno di montagna

Mia madre è di Castelsantangelo Sul Nera, anzi, un paio di chilometri ancora più su, proprio dove sorge il fiume.

Oggi ancora non sappiamo se la casa dei nonni, la casa delle mie vacanze da bambino è ancora in piedi o meno. La prima botta l’ha retta, la seconda non lo sappiamo. L’ultima volta che sono stato “al paesello” ho notato che i giovani se ne sono di fatto andati. Quindi, quelle belle spianate di lenticchie lasciate ad asciugare al sole e battute con i bastoni non ci saranno più. Eh si, i giovani se ne vanno e i vecchi diventano più vecchi, legati ancora fortemente alle origini, ma con molte meno energie.

Le cose si sono molto trasformate nel corso degli anni. L’ “Acqua degli Uccelletti” che si beveva direttamente dalla roccia oggi è diventata l’acqua Nerea, prodotta in un cubo di cemento. Le cantine che pullulavano di fagioli, noci e ogni altro ben di Dio, sono oramai solamente stanchi ripostigli di montagna. Le nocciole che crescevano nel nostro fazzoletto di terra non le raccoglie più nessuno e….e anche quella bella manciata di scorzoni uncinati che ogni volta marcavano il nostro ritorno, mi sa che rimarranno un ricordo.

Ma tre cose rimarranno indelebili nei ricordi della mia infanzia.

Il rumore continuo dell’acqua che scendeva da ogni fontana e fontanella, tanta, sempre fresca e desiderabile, i biscottoni cotti nei piccoli forni all’aperto che aveva quasi ogni casa (quelli che al secondo morso ti sigillavano irrimediabilmente dalla gola in giù) e quel vinello asprigno che ogni tanto mi facevano assaggiare quasi fosse un premio. Una bottiglia chiara, anonima, con un vino verdolino (anzi, “giallo verdolino” oggi direi), marcatamente casareccio e immaturo. Una bibita, direi. anzi, una via di mezzo tra la freschezza di quelle acque e la consistenza di un vero vino.

Oggi capisco il perché del verdolino e del sapore asprigno.

Quel “vinello” non si fa più da anni. neanche i biscotti. Anche la lenticchia sta per finire, coltivarla è fatica. Speriamo però che la montagna che ho sempre visto da bambino di fronte a casa, quella che tutti chiamavano “il Passo Cattivo“, ferita a morte dall’ultima scossa, mantenga la sua fama di “cattiva” e non sia motivo di abbandono ma di stimolo per l’inizio di un nuovo ciclo…

 

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Maurizio Gabriele

Maurizio Gabriele

Fondamentalmente un curioso. Programmatore e sistemista pentito, decide di virare in modo netto verso il mondo della comunicazione, caratterizzato da progetti decisamente più stimolanti. Attratto dalla cucina sia come forma di espressione che di nutrimento e, inevitabilmente, dal vino. Sommelier dal 2018. In giurie internazionali dal 2020. Writer per passione. Entusiasta per scelta di vita.

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